Come vengono rappresentati i padri single? Non c’è che dire: ancora come un mondo sbilenco e schiacciato dagli stereotipi. Siamo abbastanza lontani da una società nella quale ci si scordi di fare differenze sulla genitorialità. Eppure i padri single sono una nuova generazione di uomini che stanno cambiando l’universo maschile. A colpi di pannolini e pappette. Ce ne sono di tutti i generi, ma leggi questa storia.
I padri single sono un mondo da conoscere.
Sai che un po’ mi fa incazzare questa cosa? Sì, mi fa incazzare parecchio che i padri single siano ancora nascosti, quasi invischiati dietro maschere pietose di figure allontanate dalla famiglia o di supereroi in grado di fare “quello che fa la mamma!!!”. Non so, sono confuso. Vorrei fosse tutto più normale, vorrei fosse tutto dentro l’alveo di un modo di vivere, quello dei padri genitori non sposati, che è solo un nuovo mondo da scoprire. Con le sue cose belle e le sue inezie, con i suoi errori e le sue fantastiche avventure.
Ci sono migliaia e migliaia di uomini che sono semplicemente padri e soli. E ce la fanno. Senza essere messi sull’altare quando cambiano un pannolino o messi in croce quando si dimenticano di dare la medicina al pupo. Eppure questo mondo da conoscere è spesso liquidato tra stereotipi e minchiate, con la collaborazione attiva dei papà separati che fanno di tutto per dare una pessima immagine della loro esistenza.
Per esempio il padre single di Napoli è un tipino da applaudire.
Hai letto questa notizia, alcuni mesi fa? Beh, non male. Un padre single di Napoli è stato chiamato dal Tribunale dei Minori di Napoli dopo che ben sette coppie avevano rifiutato di prendersi cura di una neonata con sindrome di Down lasciata dai genitori in ospedale. Tutti a dire, “ma che fico, ma che bravo!”. Beh, applausi anche da parte mia, ma soprattutto per una cosa. Per una sola e semplice cosa che ben pochi hanno notato: non si legge il nome del padre single che ha accolto la bimba tra le sue braccia. Non si da chi sia, dove abita. Non si sa niente di lui. Dio ti benedica, padre single, perché sei davvero l’orgoglio di tutti i padri, custodi amorevoli dei figli nella totale gratuità. Ecco, caro papà single, perché sei un tipino da applaudire convintamente: perché sei rimasto in silenzio. Sono passati mesi, ma io qualche volta ti penso ancora.
La storia di G., padre single, ma non per scelta.
Ho conosciuto G. perché qualche tempo fa mi ha portato verso Udine con un Bla Bla. Da poco oltre i 50, G. fa l’interior designer a Milano e ha un figlio che si chiama M.. Alcuni mesi fa ero stato io a portare verso Udine il giovane M. e mi aveva colpito la sua storia. Poi ho incontrato il papà, al quale avevo anche accennato di voler fare un’intervista quando, alla fine del viaggio, ci eravamo incrociati sulla porta di casa della nonna, la madre di G.. Caso ha voluto che me lo ritrovassi poco dopo di fianco. In una notte di A4 mi ha spiegato la sua vita e il suo mondo di padre single, ma certamente non per scelta.
Il motivo? Un dosso e una curva che si sono portate via, in un mondo parallelo, la sua compagna M.. G., infatti, è un padre single che, otto anni fa, si è visto il mondo andare in un miliardo di pezzi quando M., la sua metà, la mamma di suo figlio, è stata portata via, lontano, da un’incidente. Stai pensando che sia morta? No, troppo facile. Non è morta, è un vegetale da quel dì ed è in un mondo che non sai esattamente quale sia. Coma. Dove tutto è senza luce, dove tutto è sospeso.
Si sono guardati e sono diventati fratelli di sventura.
G. non parla tantissimo del suo animo ancora dolente, ma mi ha raccontato come è vivere una tragedia del genere. Aveva 8 anni il piccolo M. che ora è un fusto. G. deve essersi sentito male davvero a dover fare il single senza desiderare di esserlo, a dover spiegare a M. che sua madre era andata…. Che poi come cazzo lo spieghi a un figlio piccolo che la mamma è in coma, che non è viva e non è morta. Devono essersi molto guardati e devono aver sviluppato un rapporto più fraterno del solito rapporto tra genitore maschio e figlio.
A me, tuttavia, G. è rimasto dentro, perché non ha scelto di essere single e non ha scelto di allontanarsi dalla sua donna. Non ha nemmeno subìto questa decisione. Se l’è presa in faccia come un Tir. Ecco, ho pensato al mio disagio, alla mia separazione, alla mia crisi, ho pensato alla separazione di tante coppie che diventa sofferenza a causa del nulla. Dovremmo andare a scuola da G. per sapere come metter giù il coraggio di ricominciare, come spargere il perdono dentro i giorni di un fato che non hai scritto ne scelto.
Allora, se ti separi, pensa a G… prima di piangere a vanvera.
Se ti stai separando, in fondo, pensa che non sei come G. che non può farsi una ragione di quello che è successo. Pensa che puoi perdonare, dimenticare, lasciar andare e puoi alzarti ancora dal letto a riscrivere tutti i giorni lo spartito della vita. Pensa che non sei come M., addormentata in un letto a Vicenza. Non sei come G, single senza darsi nemmeno i motivi per esserlo. In fondo sei ancora gambe che camminano, braccia che abbracciano, occhi che guardano, cuore che batte, neuroni che si accendono, vene che pompano sangue, brividi e lacrime, sorrisi e pianti.
Grazie a G., quindi, grazie a M. addormentata e al fustacchione M. che va in giro portando un grande padre single negli occhi e una mamma nel cuore. Grazie per la lezione e per la composta, serena, dolente, meravigliosa umanità. E tu, se ti separi, pensa a G, prima di piangere a vanvera.
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