Parlo ancora di vita digitale e di Facebook, perché è ormai evidente che sta per morire.
Anzi preciso: che deve morire. Noi genitori, specialmente se single, offriamo ai nostri figli il telefono come se fosse un baby sitter. Sicuramente non siamo preparati a gestire la vita digitale dei nostri figli e lasciamo al web il compito di formare una coscienza critica dei nostri pupi (e forse anche la nostra). L’altro giorno ero al parco con mio figlio e, proprio per guardare Facebook, non l’ho visto mentre faceva un passaggio molto pericoloso sopra un tetto di un gioco per bambini che gli avevo appena vietato di fare. Poi me lo ha raccontato e l’ho sgridato, ma io non lo guardavo mentre faceva acrobazie a tre metri da terra… ero assente. Mi si è gelato il sangue nelle vene.
Qualche giorno fa ho annunciato sul mio account personale che non avrei più messo niente di personale da quel momento in poi. Ho ricevuto minacce di morte e auguri di castrazione chimica dopo aver scritto questo articolo… e tanto mi è bastato. Però Facebook resta invasivo, insistente, condizionante. E anche peggio.
La multa da 5 miliardi non è uno scherzo.
Facebook si è beccata una legnata da 5 miliardi di dollari a causa dello scandalo Cambridge Analytica. Fatti una cultura, va, leggendo questo pezzo “spiegone” de Il Post e guarda qui se vuoi capire della multa comminata a zio Mark per aver violato la privacy di 87 milioni di persone negli Stati Uniti (e di chissà di quante altre ancora che non sappiamo). Io stesso, affrontando la questione Facebook, ho scritto per il mio blog professionale anche questo articolo, nato da una lettera al New York Times di uno dei co-fondatori del social di Menlo Park di nome Chris Hughes. Lo scandalo Facebook sta assumendo dimensioni colossali e non è stato certamente aiutato dalle audizioni negli Usa di Zuckerberg, reticenti e lacunose. Piuttosto è stato ben evidenziato e spiegato dalla giornalista Carole Cadwalladr sul cui lavoro io ho scritto qui. Facebook sta assumendo troppo potere economico e politico, va distrutto.
Eppure in Europa stanno a guardare.
Sono passati 2-3 giorni dalla mega multa che a Menlo Park e i puntini del disegno vanno assieme e cominciano a dare dei risultati. Mi domando perché, sebbene il Garante Italiano abbia agito contro Facebook, il debordante potere di Facebook, l’uso dei nostri dati, il violento condizionamento delle campagne elettorali e il flusso di soldi che arriva dai centri di potere del populismo digitale, non siano oggetto di importantissime campagne politiche e di azioni dei governi sovrani affinché il tech giant venga rimesso al suo posto. Facebook, in questo momento, ha più potere degli Stati Uniti e dell’Unione Europea… e nessuno obbliga il buon Zuckerberg a sezionare la sua creatura che, con Instagram e Whattsapp, controlla il mondo.
Contro Facebook si schiera Netflix.
Se non agisce qualche governo, agisce Netflix. Il colosso dei film e delle serie in streaming ha rilasciato i trailer di The Great Hack, film documentario sullo scandalo di Cambridge Analytica che ha beneficiato del lavoro della stessa Carole Cadwalladr. Vediti il trailer per capire di cosa si tratta.
Intanto andiamo avanti come se niente fosse.
Qui, in Italia, nella Repubblica delle Banane, andiamo avanti come se niente fosse. Non starò certo a parlare della tragedia del padre che ha ammazzato il figlio perché guidava facendo una diretta Facebook. Sarebbe troppo facile. Penso ai dati, alle foto, all’abnorme importanza che Facebook ha preso di forza nella nostra vita. Penso al tempo che ci perdiamo sopra e alla confidenza che diamo al mezzo, il quale dovrebbe rimanere uno strumento di relazione. Non di più. Ormai siamo genuflessi al dio Facebook, a quello che ci fa vedere, alla realtà che ci costruisce addosso, autoreferenziale, ma inframmezzata da messaggi che creano costante insicurezza.
La morte di Facebook.
Per fortuna sta arrivando la morte di Facebook. La vedo avvicinarsi chiaramente, altrimenti sarà la fine per qualcun altro (cioè noi). Si sta delineando un fronte compatto di istituzioni e aziende americane, la Federal Trade Commission e Netflix, appunto, ma anche una certa diffusa disistima nei confronti del mezzo. Vedo la linea del tempo del mio account impoverirsi sempre di più e diventare meno attrattiva, a vantaggio di altri mezzi di interazione. Se vuoi un consiglio svuota di contenuti personali quello che posti, evita registrazioni, like a casaccio, specialmente di pagine di aziende o brand.
Aiuta l’eutanasia di questo social marcio.
Evita di registrarti su altri siti con l’account Facebook. Magari dico una cazzata, ma se lo facessero 100 milioni di persone, magari si darebbero una calmata dalle parti di Menlo Park. Usa il mezzo per la comunicazione virtuosa e per le cose di lavoro. Poi stop. Per fortuna vedo molte meno foto dei figli, per fortuna vedo molta meno merda, per fortuna il populismo digitale che Facebook avvalla (scusi, Zuck, perché non ci fa vedere in modo trasparente da chi arrivano i soldi delle inserzioni politiche?) è una pistola che sta cominciando a puntarsi proprio sulla grande “Effe” di Faccialibro.
Questa morte è una morte virtuale che mi auguro e ti auguro con il cuore, perché altrimenti a morire saremo noi e la nostra realtà. E questo, in nome di mio figlio, non lo posso permettere. Finiamola, finiscila, di fare il “prodotto” di Facebook. Magari si inventeranno qualcosa di nuovo e di più utile.
Io dopo aver letto “Nella notte” ho deciso di mollare facebook senza cancellare nulla. Oggi faccio un mese e forse dopo anni e anni riapro un blog…
Complimenti per il sito. WordPress mi ha un po’ stancato (lo uso per una mia associazione) ma questo è davvero ben fatto.
Ne approfitto per una domandona: ma oggi vale la pena iscriversi a Medium?
Caro nico, grazie per il tuo commento. Medium sinceramente non mi attira molto, perché non ne capisco il senso. Però potrebbe essere un mio difetto. Molto meglio il blog.