Juventus

La Juventus è bellissima quando perde

La Juventus è meravigliosa quando perde, letteralmente meravigliosa.

Scherzando, ma non troppo, ho sempre detto che l’educazione sportiva di mio figlio parte dal lavaggio del cervello, lecito da parte di un padre, che si adopera per non far diventare juventino il proprio figlio. Vale tutto: pene corporali, punizioni, isolamenti nello sgabuzzino. Cioé, in questa epoca imprecisa e insicura, posso tollerare tutto, ma non che mio figlio sbagli bianconero (io sono tifoso dell’Udinese). Però poi cala dal cielo una banda di lancieri bianchi e rossi, fracassa la padrona del pallone italiano e tutto torna più bello. Già, perché, caro te, sono mesi che tento di far capire a mio figlio che tifare per chi vince sempre è meno bello di tifare per chi vince poco. E oggi finalmente ci riuscirò con la forza dei fatti.

Vincere poco, che goduria.

La Juventus è come l’Italia di questo periodo. Egoista, superba e padrona in casa propria. Se vogliamo anche un po’ disonesta, ma non come credono tutti. Mi riferisco alla figura barbina rimediata con la Spal proprio prima di farsi asfaltare dall’Ajax. Facile dirlo a posteriori, ma non era meglio onorare campionato e avversari presentandosi al meglio a Ferrara? Poi la Juventuccia passa il confine a Bardonecchia e balbetta, arrabatta, piglia mazzate (almeno nei momenti che contano). Io sono un tifoso che non vince mai e me la godo prendendomi soddisfazioni minime.

Davide, invece, è stato da me coscientemente avvicinato all’Inter che vince molto poco, ma quando vince lo fa in un modo epocale. Tanto per fare un esempio: non so se tutti ricordano uno scudetto in particolare della Juve, ma tutti quelli che sanno qualcosa di calcio ricordano lo scudetto del 1989. Lo vinse l’Inter a suon di record. Ecco la differenza. Oggi, il fatto che la Juve abbia perso, mi aiuterà a spiegare la cosa. Se capisce, ok, se no, botte! Dai, scherzo…

Vincere poco ti aiuta a desiderare, a volere, a combattere per avere. Quando la vittoria arriva, poi, è più facile accorgersi che il tragitto per arrivare a ottenerla è stato più bello della vittoria stessa. Per questo vincere poco è bellissimo, perché ti fa accorgere che la felicità è il viaggio, non la destinazione.

Chiamare il telefono azzurro.

Dette tutte tutte queste cose sagge ritorno alla realtà. Ti prego, caro lettore, aiutami a trovare metodi certi di lavaggio del cervello e di tortura per fare in modo che il nanetto non mi diventi juventino. Si, lo so, penserai che vuoi chiamare il telefono azzurro, ma dai, ti prego, non farlo. Non conto niente, ma su una cosa ho diritto di agire. Juventino, mio figlio, non lo deve diventare. Ciao, ora vado. Vado a preparare la frusta da usare la prossima volta che Davide dice forza juve. 😉

 


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