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Figli e unboxing: attenzione è droga

Educazione digitale: un mostro che si chiama unboxing

Dopo il successo di questo post che richiamava l’attenzione sulla pratica del mettere foto sui social dei bimbi, ho deciso di aprire una serie di articoli sull’educazione digitale da dare ai bambini e, soprattutto, ai loro genitori. E’ assodato, infatti, che tutti noi papà di pargoli sotto i 10 anni, abbiamo figli per cui la vita digitale sarà importante tanto quella reale. Dobbiamo saperlo e comportarci di conseguenza. Oggi ti parlerò di un mostro che si chiama unboxing che è l’equivalente di una droga digitale perché riproduce in maniera artificiale emozioni che dovremmo vivere solo in modo reale.

E’ una pratica che condiziona milioni di bambini lasciati soli davanti a Youtube e che ha mandanti e sicari. I mandanti sono le case di giocattoli e di dolcetti con sorpresa, marchi mondiali come la Hasbro, Toys “R” Us, Ferrero e altri, il sicario è il social video di Mountain View con l’aiuto dei marketer che fanno “guerrilla”.

Ecco cos’è l’unboxing

L’unboxing video è una tipologia di video speciale che riproduce delle mani, senza inquadrare un volto, che scartano giochi o dolcetti con sorpresa, i classici ovetti insomma. Sono video della durata varia e dalla impostazione precisa, fatti con una voce cantilenante e acuta che racconta quello che si vede e un sottofondo di musica martellante che entra facilmente nel cervello. Si trovano principalmente nel social Youtube e sviluppano una indebita pressione di marketing su chi li guarda. Google parla con orgoglio di questa tendenza che dà risultati di crescita a due cifre da qualche anno, come puoi vedere qui.

Ci sono anche le versioni per adulti che svelano le sorprese che ci sono nella scatola dell’ultimo prodotto del grande brand telefonico o dell’ultima borsa alla moda, ma non ti parlerò di quelli, caro il mio papà separato, perché quelli fanno parte del mondo degli adulti e sono una scelta deliberata. Se un adulto vuol farsi di colla o di video di unboxing sono cavoli suoi. Se vengono sottoposti al cervello di un bambino sono cavoli tuoi e miei.

Ecco cosa succede ai bambini

Su questa cosa sto indagando da mesi e mesi, ma senza il successo necessario per muovere le coscienze e cercare una soluzione. Ora rilancio il tema perché penso che sia un’emergenza sociale tremendamente sottovalutata. Ho scoperto questi video per esperienza diretta perché ogni tanto, dai 3 anni in su, ho iniziato a dare il tablet a mio figlio. Sempre sotto la mia presenza, il pupo andava cercando i suoi cartoni preferiti e, per caso, è capitato su un video di unboxing. Uno come questo qui che puoi vedere sotto.

Questo video di qualche mese fa ha raggiunto e superato 12 milioni di visualizzazioni (ne ho trovati alcuni da 250 milioni di visualizzazioni) ed è di un account Youtube che si chiama Toyz Collector, vera miniera di questa schifezza digitale. Se lo guardate un attimo capite il centro dell’influenza che il video fa sul cervello dei bambini: riproduce l’emozione reale di scartare un oggetto che dentro contiene un regalo.

E’ l’emozione della mattina di Natale, una delle più pure che il mondo dei bambini a stento conserva, trasformata in droga digitale. Una cosa da fantascienza, preconizzata da un film del 1995 che si intitola Johnny Mnemonic del quale vi faccio vedere il trailer. In questo modo si può comprendere bene di cosa parlo e poi ti spiego l’esperienza vissuta.

Ai bambini succede lo stesso

Ai bambini il trattamento riservato è il medesimo perché Youtube ha algoritmi che presentano questo tipo di video infilati nelle ricerche dei cartoni animati da Masha e Orso a Peppa Pig. Tornando per un attimo alla storia che ti stavo raccontando di mio figlio, la prima volta che l’ho visto guardare questo tipo di video sono intervenuto subito. “No, questa è pubblicità”, ho sentenziato, ma se andate a vedere questi account un chiaro segnale che siano autentici commercials non c’è. Ho tuttavia notato che, in poche visioni, il bambino aveva rapidamente imparato le canzoncine sotto quel video e li cercava ancora, sempre con maggiore insistenza. Tanto che a un certo punto mi ha detto “Io voglio vedere i video delle sorpresine”.

La mia risposta è stata togliere Youtube dal tablet: se aveva perso il desiderio di vedere Masha a vantaggio di queste mani che scartano regali, beh, mi dovevo preoccupare. Così ho fatto. Mi sono incazzato anche di più quando il bambino entrava con me in un negozio e voleva insistentemente quelle sorpresine appena viste nei video. Il condizionamento era fatto, molto più mirato e influente sulla decisione dei bambini di qualsuasi pubblicità televisiva che, a differenza di queste, ha il bene di essere evidenziata come tale e circoscritta in tempi determinati.

Ho indagato senza sosta per mesi

Quando facevo il giornalista mi sono messo a indagare per mesi sul fenomeno, senza giungere a un preciso cerchio della questione. Qualcosa, tuttavia, ho scoperto. Inizio dalla storiella di Toys Collector che, se non lo sai, è l’account youtube più visto degli Stati Uniti e del mondo, con i suoi  11 milioni di iscritti e i suoi oltre 14,5 miliardi di visualizzazioni. E’ di una giovane donna di nome Melissa Lima, brasiliana che si è inventata questo mestiere, quello della unboxer, in Brasile e poi si è trasferita a New York con i soldi che ha fatto.

Ha un giro d’affari di 12 milioni di dollari l’anno ed è corteggiatissima dalle più importanti case del mondo dei Giocattoli, a partire dalla Play Doh, ma anche dalla nostrana Ferrero. Ti metto una delle mie fonti per farti capire che non sto dicendo fandonie e che il mio allarme è vero: eccola qui, è il New York Times. E’ accertato, quindi, se hai letto, cosa provochi nei bambini piccoli questo tipo di video. Un condizionamento reale che si trasforma in decisioni indotte ai grandi per l’acquisto di determinati prodotti. Ne ha parlato anche il Guardian qui.

Ho cercato di parlarne e di avere una dichiarazione video dalla responsabile delle relazioni esterne di Google Simona Panseri: niente. Ho parlato con l’ad di Google Italia Fabio Vaccarono: non conosceva l’argomento e non ne voleva parlare. Ho parlato con il Garante dell’infanzia di qualche tempo fa: mi ha risposto di prime segnalazioni in Italia e nulla più. Ho raccolto interviste dal Moige di Roma che ha recepito il problema, ma non è passato all’azione. Nella nostra nazione questo materiale gira indisturbato a rendere come pappa i cervelletti dei nostri bambini. Bisogna agire, regolamentare.

Una cosa che ricordo nettamente, del colloquio con la Panseri, è una sorta di scarico di responsabilità contenuto nelle parole “La nostra piattaforma la possono usare solo i maggiori di 13 anni”. E come dire “Noi produttori di pistole non ammazziamo nessuno, è chi le compra che si ammazza”.

Il regalo per i marketers

La tecnica è semplice (a proposito, ho cercato risposte dalla Ferrero: mai arrivate). Le marche dei giocattoli individuano i migliori Youtuber di questo settore e li ricoprono di soldi: da alcune fonti di siti americani che riportano notizie su Youtube si può ipotizzare un giro d’affari da 800 milioni di dollari soltanto negli Stati Uniti. Lo fanno con l’aiuto dei Guerrilla Marketers che usano questi strumenti di pressione sul settore dei più piccoli che sono importanti strumenti di pressione sugli acquisti dei grandi per loro conto. I primi movimenti contrari di associazioni in difesa dei diritti dei bambini, tuttavia ci sono. Per prima si è mossa questa associazione americana, la Campaign for a Commercial-Free Childhood che potete trovare qui.

Ha portato le sue lamentele a Youtube, accusandola che nella sua app Kids faccia pubblicità a questo genere di prodotti che sono anche Junk Food, cibo sbagliato per i bambini. In Italia non una voce si è levata in merito e non una regolamentazione che andrebbe imposta in questo mercato e in queste tecniche.  Allora devo farlo io, dobbiamo farlo noi se teniamo all’educazione digitale dei nostri figli e al loro futuro.

Papà separati, dovete agire

Educazione digitale, infatti, è anche e soprattutto un modo per guidare con attenzione i nostri figli. Tu, se sei un padre separato, devi trovare la forza di trasformare la tecnologia presente nelle nostre device in uno strumento di conoscenza del mondo, non in una baby sitter. Se ti affidi al tablet come bambinaia ecco a cosa vai incontro. All’assunzione, da parte dei tuoi figli, di una droga che riproduce emozioni artificiali in video. Guarda che è solo l’inizio, perchè quando entrerà la produzione massiva di video a 360 gradi e di realtà virtuale, il giochino diventerà ancora più coinvolgente.  Ti faccio un ultimo esempio. Se questo video riproduce Natalie Portman che, languida, ti parla d’amore… fa tremare te, come pensi che reagirà il tuo bambino davanti a un video immersivo di unboxing?


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