In questa domenica sera un po’ strana mi viene da scriverti. Sei seduto dietro di me, caro Davide, ma non voglio parlarti ora di quello che è successo a un giovane papà, che ho incontrato qualche volta e con il quale ho parlato qualche volta, che si chiama, o meglio si chiamava, Davide Astori. Stanotte il suo cuore si è dimenticato di battere una volta… poi ha smesso. Si, Davide, è andato in cielo e aveva 31 anni. Era molto più giovane di me. E’ choccante che un giovane uomo giudicato perfettamente sano, il quale oltretutto faceva il calciatore ed era bravissimo, vada in cielo lasciando il suo corpo in una stanza di albergo, fra l’altro della nostra Udine.
Però è successo, è successo e la cosa ha sconvolto il mondo del calcio, che io ho frequentato per 25 anni e che non mi appartiene più. Me lo ricordo, sai, quel giovane garbato e di buon senso. Me lo ricordo… Quello che non riesco a staccarmi dalla testa, però, è che questa morte non fa altro che ricordarmi quanto noi si sia davvero un soffio di vento sulla gobba di questo pianeta. Anche mentre sto scrivendo questa lettera per te, Davide, potrebbe smettere di battere il mio cuore. E io non ci potrei far niente. La cosa che mi preoccupa molto, di accadimenti come questi, è che possa capitare anche a me in una fase simile come papà a quella che stava attraversando Davide Astori che lascia qui una bambina molto piccola.
Vuoi sapere di cosa sto parlando? Sto parlando soltanto dell’accompagnarti nella vita fino al momento in cui sarai in grado di andartene via da me. Accadesse prima mi sentirei davvero triste solo per questo. Io non ho paura di morire. Ho fatto cose in una vita che altri non fanno in due, ho vissuto e visto cose bellissime, ricevuto e dato cose fantastiche. Ho avuto te, ho scritto libri che mi sopravviveranno, ho inciso, poco o tanto, nella vita di tante persone. Per questi motivi potrei morire tranquillo, anche ora.
Però sarei davvero triste di doverti lasciare prima del momento in cui so di poter contare sulla tua maturità e sul fatto che non ti mancherei. Mi piacerebbe poterti lasciare andare tranquillo, salutarti e andare via. Ecco perché la morte di Davide Astori mi sconvolge. Lui ha lasciato sulla terra molto da fare e se n’è andato troppo presto. Penso a quella bambina che sta chiedendo quando torna papà. E papà non torna.
Il gioco doveva continuare… per lui
Allora mi viene da pensare anche a un’altra cosa. La serie A si è fermata, ma forse è stato uno sbaglio. Certo la sua squadra sarà stata sconvolta. Certamente la nostra Udinese non poteva giocare contro la Fiorentina, la squadra di Davide Astori, la partita che era prevista per oggi.
Però sai Davide, secondo me le altre squadre dovevano giocare. Il calcio doveva essere proprio oggi, giorno della morte, un inno alla vita. Io vedo le cose in modo diverso dagli altri, Davide, e per questo sono considerato scomodo, qualche volta matto, quasi sempre ondivago. Però ho sempre una visione trasparente delle cose e anche in questo momento, mentre tutti pensano che sia stato giusto ricordarlo smettendo di giocare, io dico che era giusto onorarlo giocando.
Avrei giocato per lui e per la sua figlioletta e per tutti i bambini del mondo. E per tutti i papà che se ne vanno troppo presto. Anzi facciamo così. Io dico una cosa del genere: se capiterà che me ne vado troppo presto, ti chiedo di onorarmi continuando a fare quello che stai facendo. Continua a giocare, a crescere, a imparare, a vivere, a ridere, a scherzare come stai facendo ora.
Dovesse succedere vai avanti e sorridi alla vita. Quando mi passerà l’incazzatura per essermene andato troppo presto, ti verrò vicino dentro un soffio di vento. Spingendoti in avanti come faccio anche ora. Insomma, se io me ne vado, tu continua il tuo gioco. Non ti arrendere alla tristezza o allo choc. Io vado via, se succede, ma tornerò in altre forme. E tu lo saprai. Quando si alzerà il vento lo saprai.