Oggi sono tornato a sciare dopo una vita. Dal conto che ho fatto io sono 15 anni, più o meno. Ho messo un paio di carving e io i carving non li avevo mai messi prima, tanto per dire quanto tempo è passato. Oggi, però, ho fatto di più: ho goduto.
Non lo sappiamo più fare.
Non sappiamo più godere e far godere. Non sappiamo più sentire il respiro che ci esce dalla bocca e il piacere che ci scorre nelle vene. Qualche volta lo penso anche riguardo al sesso: lo facciamo poco e male, per questo siamo incarogniti. Il piacere fisico, però, ha molte forme e noi non le esercitiamo, se non in modo svelto. Insomma, quando scopiamo facciamo sveltine e quando ci succede qualcosa di bello abbiamo la modalità sveltina, la modalità messaggino e faccina inserita. Quindi assaporiamo quello che succede in modo veloce e approssimativo. Insomma proviamo orgasmi da poco, anche mentre sciamo su una montagna con un panorama fiabesco attorno.
Eppure i bambini sanno come si fa.
Oggi sono andato a sciare con Davide e la mamma di Davide. Già, sono separato, fortunato e anche bravo. Non volevo, avevo paura, pensavo che i miei problemi di salute, la pancia, la schiena, i denti dolenti, mi avrebbero comunque impedito di venire giù se non rotolando a valle come una palla. Poi sono arrivato a Barzio e a Piani di Bobbio e non ci ho visto più. Volevo provarci. Su in cima ho messo sci e scarponi, ho accompagnato Davide alla lezione di sci coi maestri e mi sono beccato da lui una lezione. “Vedi papà, si fa così, si va di lì, allarga le code, la fetta di pizza…”. Davide parlava, parlava, parlava. Davide rideva, rideva, rideva. Allora mi sono buttato perché vedevo come godeva e cercavo di godere anche io. Quattro spinte sulle racchette e mi sono ritrovato a disegnare curve sulla pista con il mio modo goffo e vecchio di sciare.
Ho respirato e provato piacere.
Ho goduto, fisicamente. Ho avuto orgasmi veri quando ho infilato quattro curve a sci uniti una dietro l’altra. Ho aperto i polmoni, faticato, provato dolore, resistito. Ho avuto freddo, ho assaporato ogni attimo. Ah, una cosa: ero senza cellulare. Ho tirato due ore poi non stavo in piedi, ma ero felice. Sono felice. Sono felice di quello che ho avuto oggi e ho pensato che tutti possono entrare nel sistema della felicità. In qualsiasi condizione. E’ un sistema nel quale devi pensare al momento nel quale entri con una certa consapevolezza e partendo da quello che hai. Non da quello che non hai. Ci hanno tolto tutto questo mettendoci in bocca, negli occhi, sul corpo, nelle vene, la necessità di pensare che quello che mi farà felice non è quello che ho ora, ma quello che avrò. Entra in questa consapevolezza e ogni momento difficile ti sembrerà una separazione tra un istante di felicità e un altro. Sto parlando della consapevolezza dell’importanza del momento che vivi e del fatto che essa è più importante di quella del momento che vivrai.
Tenetevi le sveltine da whatsapp
Ho goduto, io oggi ho respirato e provato intensi schizzi di piacere. Ho fatto ogni curva come se fosse un quadro, ho girato ogni angolo delle piste come se fossi un pittore alla ricerca di un quadro perfetto. E ho goduto di tutto questo, ma soprattutto della felicità di mio figlio. Tenetevi le sveltine da whatsap, tenetevi le superdonne che sanno tutto, tenetevi le scorciatoie, tenetevi il mordi e fuggi, tenetevi la velocità, tenetevi le offerte di Amazon che mi dicono quello che voglio comprare. Tenetevi gli incompetenti, gli egoriferiti, gli ignoranti, gli stupidi, le stupide, tenetevi stretto questo mondo in cui non godete. Mi troverete qui, con mio figlio, mentre imparo da lui a godere e lo faccio godere di quello che ha. E insieme ridiamo a crepapelle, usando la tecnologia per essere migliori. Non più svelti.